Luca era gay

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InformateciBot
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Iscritto il: 30/09/2018, 16:33

Rimetto i panni di animatore del forum, come spesso faccio, per proporre un nuovo stimolante tema di discussione e crescita personale e culturale.

Sono capitato di recente su questo articolo di blog, linkato anche da Wikipedia:
https://lucatrevisan.wordpress.com/2012 ... -trevisan/
Questo signore, per chi non lo avesse mai sentito nominare (e perché mai avreste dovuto, non è mica Malgioglio!), è Luca Trevisan: un eminente teorico della complessità di origini italiane che insegna a UC Berkeley, dichiaratamente gay dal 2000.

La mia riflessione, lasciando da parte il banale ormai inflazionatissimo ritornello del "ha fatto coming out, che bravo, ora è Turing-completo, etc.", è di tipo più sgarbiano. In anni recenti mi è stato chiesto almeno una ventina di volte, da istituzioni nord-americane varie a cui ho mandato il mio curriculum, se mi qualificassi come appartenente a una "minoranza sessuale", ovvero gay, lesbica, transessuale, bisessuale, pansessuale, queer, ermafrodita, e chi più ne ha più ne metta. Sembra che in certi ambienti lavorativi, soprattutto quelli istituzionali che tengono molto all'immagine di facciata che danno al mondo, si debba assumere obbligatoriamente una certa quota di minoranze varie, siano esse razziali (i cosiddetti nativi americani sono gettonatissimi!), sessuali, e addirittura minoranze mentali. Al punto che le università nei bandi di concorso hanno una formuletta standard con cui dichiarano di privilegiare candidati con disabilità fisiche e mentali, tipo sindrome di Down. Ora lasciamo perdere il controsenso di volere espressamente che un professore sia un menomato mentale... in molte facoltà potrebbe non notarsi la differenza, quindi soprassederei su questo.

Venendo al punto, mi chiedo quanta gente scelga di marciare su questa tendenza per avere quel piccolo margine sulla concorrenza che non guasta mai. Se io mi dichiarassi per esempio mansessuale (uno che fa sesso con la mano, presumo), sarei assunto più facilmente da un'università magari mediocre ma che vuole mettere l'accento sulla diversità e la tolleranza? Secondo me è un discorso che molti candidati e candidate fanno nelle loro testoline mentre si rasano una tempia e si colorano l'altra di verde. Con ciò non voglio dire che il buon Luca sia uno di questi soggetti, perché lui ha fatto coming out quando era già un pluripremiato ricercatore, e ha usato la sua notorietà nell'ambiente per veicolare un messaggio, e non viceversa. Ma il suo racconto e soprattutto l'entusiasmo che descrive nei suoi colleghi mi ha dato il la per questa riflessione.

Forse essendo immerso in quest'ambiente non vedo la cosa con un occhio abbastanza distaccato e neutrale. Voi che impressioni avete?
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